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Caccia fuori dal comune di residenza, le ong al governo: "impugnare l'ordinanza"

WWF, LAV, LIPU e ENPA chiedono al governo di impugnare l'ordinanza della regione Abruzzo che consente la caccia anche fuori dal proprio comune di residenza

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 WWF Italia, ENPA, LAV e LIPU Birdlife Italia hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio e ai Ministri competenti con la richiesta di impugnare l’Ordinanza del Presidente della regione, Marco Marsilio, che permette ai cacciatori di svolgere la loro attività anche al di fuori del comune di residenza ma anche ne proprio ambito territoriale di caccia. Uguale privilegio viene riconosciuto anche ai pescatori autorizzati a spostarsi nell’intera Provincia di residenza.

Il caso dell’Abruzzo non è isolato: atti dal contenuto sostanzialmente identico sono stati emanati dalle Regioni Toscana , Calabria e Lombardia. "Mentre tutti i normali cittadini devono rinunciare ad una passeggiata in montagna o anche a svolgere una serie di attività economiche, i cacciatori possono muoversi liberamente su gran parte del territorio provinciale” dichiarano le associazioni.

“L’Abruzzo, come le poche altre Regioni interessate ha aggirato le restrizioni in vigore per fare ennesime concessioni ai cacciatori, dichiarando che vi sarebbe un presunto stato di necessità per conseguire l’equilibrio faunistico-venatorio, limitare i danni alle colture, nonché il potenziale pericolo per la pubblica incolumità” commenta Filomena Ricci, delegato Abruzzo del WWF.

“Affermazioni queste che andrebbero comprovate da dati oggettivi – prosegue la Ricci – che possano dimostrare sia la reale sussistenza dei rischi asseriti che l’effettiva idoneità dell’attività venatoria a porre rimedio a tale emergenza. Del tutto assurdo poi che i provvedimenti regionali consentano tutte le forme di caccia previste dal calendario venatorio, compresa, per esempio, quella agli uccelli migratori o agli uccelli acquatici: in che modo questi animali determinano pericoli per l’equilibrio faunistico, le colture e la pubblica incolumità?”

Questa ordinanza che autorizza la caccia, classificata dal governo come attività ludico – ricreativa, fuori dal proprio comune di residenza sarebbe in contrasto con le disposizioni contenute nel DPCM del 3 dicembre 2020 e con le norme sulla caccia.

“La Legge sulla caccia (157/1992) ben chiarisce la funzione e gli obiettivi dell’attività venatoria, il cui esercizio non si può qualificare di pubblica utilità, essendo peraltro svolto sulla base di una concessione e in maniera subordinata rispetto al preminente interesse di conservazione della fauna selvatica, quale patrimonio indisponibile dello Stato. Ma questo il presidente Marsilio e alcuni suoi colleghi sembrano averlo dimenticato: non è ammissibile – scrivono le associazioni - che le Regioni si avvalgano, in maniera strumentale, di provvedimenti emanati in condizioni di emergenza al fine di consentire un’attività che dovrebbe essere limitata per ridurre i rischi sanitari e addirittura per attribuirle una funzione che non le appartiene.”

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