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Dio si rivela ai piccoli

Commento al Vangelo

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C’è tutta la dolcezza del cristianesimo nelle parole che ascoltiamo oggi nella liturgia. Chi non si è mai intenerito di fronte a un bambino, davanti alla sua spontaneità e meraviglia? Chi non ha mai chiesto un ristoro nella stanchezza e nell’oppressione? Chi non si è mai rilassato davanti alle persone umili e miti, che ci riconciliano con la vita e con il mondo? Ebbene, Dio è proprio lì.

Che bella la preghiera spontanea di Gesù davanti ai piccoli e ai semplici! Il padre si comunica volentieri a chi riconosce di aver bisogno di lui, mentre rimane nascosto ai presuntuosi che pretendono di sapere già tutto e di avere diritto di possederlo.

Come preannuncia il profeta Zaccaria, il Salvatore non avrà carri da guerra e ricche cavalcature, ma porterà la pace sul dorso di un asino. Come re, non imporrà leggi pesanti, ma chiederà qualcosa di “dolce e leggero”, come l’amore e la verità.

I sapienti e i dotti sono bravi a moltiplicare i precetti e a vivisezionare i comportamenti, ma spesso ingabbiano l’anima e svuotano il cuore. Gesù si affranca da essi, così come nel “giogo pesante” della legge, spesso ingarbugliata da norme rituali che non davano più spazio al motivo per cui erano state pensata, e non conducevano a ciò che è centrale per realizzare la volontà di Dio. Che è quella di vivere come il Figlio, “mite e umile di cuore”, e come il Padre, “misericordioso e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore; fedele in tutte le sue parole e buono in tutte le sue opere”. Egli “sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto” (Salmo 144)

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