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Atessa celebra il 78° anniversario della Liberazione con una grande manifestazione

Autorità civili, religiose e militari, associazioni combattentistiche e cittadini si uniscono per commemorare l'evento e riflettere sulla storia e sulla libertà

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La città di Atessa, che è stata insignita della medaglia di bronzo al valor civile, ha commemorato il 78° anniversario della sua liberazione dai tedeschi con una grande manifestazione a cui ha preso parte un gran numero di persone.

L’evento ha preso il via alle ore 10:30 in piazza Garibaldi dove si sono dati appuntamento le autorità civili, religiose e militari, i rappresentanti delle Associazioni combattentistiche e non, gli studenti delle scuole atessane e cittadini.

Da qui il corteo si è diretto in Piazza Benedetti, dove è presente il monumento dei caduti, percorrendo lentamente Corso Vittorio Emanuele. Una volta sul posto c’è stata la deposizione della corona d’alloro con il rituale omaggio del sindaco Giulio Borrelli ai caduti.

Successivamente, si sono tenute l'esibizione del coro del Gruppo Alpini di Atessa "R. Spaventa" e del complesso bandistico "Città di Atessa & Majorettes". In seguito, si sono svolte le testimonianze e il discorso del primo cittadino.

“La guerra combattuta, in Italia, tra il 1943 e il ‘45, non ha bisogno di interpretazioni “bipartisan”,  - ha affermato il sindaco Borrelli - che distribuiscano equamente le ragioni e i torti. La storia va raccontata per quello che è. Da una parte stavano i tedeschi e i fascisti, che avevano instaurato regimi dittatoriali, soppresso le libertà, perseguitato gli oppositori; dall'altra parte, gli alleati anglo-americani e i partigiani, che combatterono per liberare i paesi dall'oppressione nazifascista.”

“Si possono discutere e riesaminare alcuni aspetti della lotta partigiana, - ha spiegato Borrelli - ma la Liberazione resta un punto di connessione della storia del nostro popolo. Se non vogliamo rivivere le tragedie del passato, dobbiamo conoscere la storia, le vicende accadute, per evitare di ripetere quelle tragedie.”

”Augurare un buon 25 aprile – ha infine concluso Giulio Borrelli - vuol dire anche sottolineare la necessità di non dimenticare, di aprire gli occhi per valutare, anche criticamente la società nella quale si vive. Un popolo ha la libertà per cui è disposto a lottare. L'unione e il peso di uno Stato, nella comunità internazionale, sono dati da quanto ogni cittadino si sente parte dello Stato.”

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