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Manzi (Uilm): "Honda investa sullo stabilimento sangrino"

Appello del segretario della Uilm alla multinazionale giapponese

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Il segretario della Uilm Chieti-Pescara, Nicola Manzi, rivolge un appello alla multinazionale giapponese Honda affinché investa e scommetta sul futuro dello stabilimento situato in Val di Sangro.

“È il momento del coraggio, degli investimenti e del rilancio per la Honda. – ha dichiarato il segretario Manzi - Non farlo significa non avere una visione a lungo raggio e non voler scommettere su uno stabilimento che ha dato tanto a questo marchio e al territorio abruzzese”.

Si tratta di parole, cariche di speranza, rivolte direttamente alla casa madre del Sol Levante in un contesto storico ed economico di notevole difficoltà per il mondo dell’Automotive; il quale si presa ad affrontare la complicata sfida della transizione energetica e gli effetti su scala mondiale prima della pandemia ed ora della crisi ucraina.

“Diventa quindi sempre più urgente affrontare la questione dell’indotto – aggiunge Manzi - visto che Honda in Val di Sangro poteva contare su una serie di micro e medio aziende che assicuravano allo stabilimento una fornitura costante, il cui numero è stato fortemente ridimensionato.”

E qui il segretario della Uilm, tornando all’ultimo decennio del secolo scorso, fa un riferimento al Cisi, Consorzio di imprese subforniture Italia, che raggruppava realtà diverse ed integrate fra loro e che avevano in comune un altissimo livello tecnologico e l’obiettivo di lavorare per la Honda.

“Rifornirsi dai paesi dell’est asiatico – dice il segretario – significa non solo tempi più lunghi e difficoltà maggiori di trasporto, ma anche costi maggiori per l’azienda. È questo il momento di ragionare seriamente sul ritorno di un indotto a km zero: abbiamo gli spazi, i capannoni, le competenze, la professionalità e il know-how per farlo”.

“Anche nel 2021 avevamo avvertito l’urgenza di un ritorno all’indotto a km zero.  – conclude Manzi -Durante il primo lockdown lo stabilimento abruzzese aveva dovuto soccombere a una decisione del management giapponese presa a livello mondiale. E a causa dell’impossibilità di rifornimento e del blocco dei trasporti e degli interporti molti concessionari e magazzini sono rimasti pieni e i prodotti invenduti. Uno scenario che Honda Italia avrebbe potuto evitare se fosse stata, così come in passato, quasi autosufficiente dal punto di vista della sub fornitura”.

 

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