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Anffas Atessa: storia di un mondo speciale, fatto di gesti semplici e parole che colpiscono

Ragazzi con la passione per il canto e per tutto quello che si crea dalle mani, con sincerità e spontaneità

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ATESSA - Potrebbe essere la storia di un incontro, uno qualunque, oppure speciale che ogni giorno di più, oltre a portare un sorriso, apre una voragine di sensazioni.

Intorno alla comunità dell’Anffas e del Centro Desolina di Atessa si racchiude un mondo, voluto da chi ha pensato al futuro dei propri figli e fatto di cose semplici e di passioni, quelle che ogni giorno i ragazzi dimostrano in quello che fanno.

Una piccola comunità ma bella, con sorrisi e domande come “Ma tu mi vuoi bene?”, ma alcune volte, anche di musi imbronciati, perché tutto è sensazione e tutto è vivere al cento per cento la propria vita.

È una storia di giorni che passano tra la routine dei genitori e quella dei ragazzi che nella disabilità hanno trovato un equilibrio che gli consenta di vivere la loro vita scandita dalle tante attività, momenti di quotidianità.

C’è chi lo fa con un microfono in mano, perché dall’idea di qualcuno, è nato uno splendido coro La Rosa Blu, dove c’è posto per tutti, anche per i genitori e per i volontari, perché tutti possono salire su un palco ed esprimere senza nessuna differenza quello che ci si porta dentro, per esserci e per farsi sentire.  

Sì, perché i ragazzi grazie all’Anffas hanno imparato a cantare, a tirare fuori al meglio la loro voce e loro stessi, per mostrare per primi come insieme le voci possano fondersi.

Arrivano sul palco, tengono stretto tra le mani il microfono e si guardano intorno, e allora capisci che così si può dimostrare di avere una piccola grande dote, solo che la loro si fa sentire ed emoziona.   

E poi la creatività, perché i ragazzi creano e come in una vera bottega dell'artigianato danno vita ad oggetti e forme, chi con una pennellata di colore, chi con un gesto attento delle mani capaci di plasmare ogni materia, tanto che spesso non c’è bisogno di spiegare nulla prima che prendano in mano tutto l’occorrente.

Non sempre si riesce a capire il grande mondo che i ragazzi, speciali, nascondono dietro le loro parole e i loro gesti, ma la voglia di stare insieme comunque, quel cercarsi in quella piccola comunità, quel chiedere dell’altro, quegli abbracci spontanei ripagano di tante delusioni, e quando sei proprio tu a pensare di voler fare qualcosa di più sono loro a farti capire che forse non è necessario, perché a loro basta quello che c’è.

La prima volta che ho conosciuto da vicino quel fantastico piccolo mondo sono stati loro ad accogliermi con un grande affetto che non avrei trovato io il modo per ricambiarlo, non è passato molto prima che qualcuno mi chiedesse di sedermi  proprio lì accanto a loro. E non è stato difficile vedere come la loro storia di vita sia la più bella, perché quello che danno senza chiedere nulla in cambio, forse noi non riusciremo ad essere capaci di darlo con la stessa libertà e con la stessa naturalezza.  

Sono innumerevoli le storie che si intrecciano nella piccola comunità del centro Desolina diventato quasi un porto sicuro, insieme a loro quella di tanti genitori che riflettono, parlano, e qualche volta si fanno sentire, perché spesso ci si dimentica di chi resta indietro.

È vita quotidiana e di gesti nelle attività, nei giochi, nelle risate e nel canto in cui si racchiudono tanti piccoli racconti di vita, vissuta, intensamente in ogni attimo.

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