Riceviamo e pubblichiamo
Un grande attore, ieri sera, al Teatro “A. Di Jorio” di Atessa. Ce lo aspettavamo un po’ comico e un po’ drammatico. Forse, soprattutto autoironico. E invece, ieri sera, Stefano Fresi con il suo spettacolo “Dioggene” ci ha incollati con lo sguardo fisso al palco, attenti a non perdere nemmeno una parola del suo lungo e strabiliante monologo. Sfoderando una eccezionale capacità mnemonica ci ha trasportati dal Medioevo all’attualità, servendosi di strumenti semplici ma sapienti, come la variazione linguistica, indagando l’animo umano di ieri e di oggi.
Fresu attraverso i suoi personaggi, interpretati in dialoghi in cui era lui ad impersonarli tutti, ci ha parlato dell’uomo che da tempi antichi ad oggi non è cambiato molto. È entrato nell’animo di un figlio maltrattato da un padre violento e ci ha mostrato il suo desiderio di vendetta; ha interpretato un uomo prevaricatore che, abbandonato dalla sua compagna, mostra il suo sconcerto, la sua incapacità di capire; ci ha rivelato un uomo che, infine, abbandona tutto per sentirsi libero e che, vivendo ai margini della società, deriso e incompreso, osserva tutto molto attentamente e richiama con forza chi libero non è: chi comanda e fa i propri interessi, chi per i propri interessi fa la guerra, chi di fronte a figli che cercano riferimenti, non si cura di ascoltarli. Le verità emergono numerose dal suo monologo.
L’autoironia? È stata l’intercalare di uno spettacolo a cinque stelle.
Giusi Zulli Marcucci
Foto di Riccardo Menna Associazione Culturale e Teatrale “Drago d’oro”