La nostra storia di vita di oggi è una storia di gioia, di vitalità, di sorrisi, di capelli colorati, di musica, di teatro, di continua esplosione di idee, di generosità, di “Oddije Ri’ nin sctrilla’”, di socializzazione, di aggregazione, di amore, di volontariato, di sogni. Si, soprattutto di sogni, grandi sogni che lei, Rita Frutti, è riuscita con tenacia a far diventare realtà.
La nostra storia di vita di oggi, infatti, racconta di Rita Frutti, una piccola grande donna di Fossacesia, una di quelle donne che, come si dice, se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Abbiamo incontrato Rita nel bar di sua cognata Alexia e sua sorella Simona, dopo una serie di volte in cui Le chiedevamo di raccontarci di lei. “Non mi piace parlare di me” ci diceva con timidezza e soprattutto con umiltà. Si, proprio con timidezza ed umiltà, anche se possono sembrare strani questo aggettivi attribuiti a lei per chi la conosce solo in apparenza. Eppure Rita, pur essendo un vulcano nel suo fare, nel suo carattere è una persona a cui comunque non piace mettersi in mostra per l’esaltazione del proprio ego. E’ una persona a cui semplicemente piace fare e piace fare per gli altri, per i bambini e per i giovani, per gli anziani, per il suo territorio. “Rita, ma chi ti li fa fa’”, spesso le chiedono ed anche noi, a questo punto incuriositi, glielo chiediamo. E lei con il suo sorriso contagioso ci risponde che per capire il suo fare di oggi bisogna tornare indietro nel tempo “perché quello che siamo noi oggi altro non è che il frutto del nostro passato”.
Per capire Rita bisogna tornare davvero molto indietro, nel lontano 1922, quando la sua nonna paterna, nella parte vecchia di Fossacesia, aveva un negozio, un emporio, quel tipo di negozio in cui una volta c’era tutto “dalle salsicce al carbone”. Alla morte della nonna, il negozio, che nel frattempo si era trasferito in Via Polidori, passò in eredità al papà ed alla mamma Ginetta, donna vispa, con passo scattante che tutt’ora, se la incontri la mattina, ti mette di buon umore solo a guardarla. “Quando ero piccola l’emporio mi sembrava enorme – inizia a raccontarci Rita - e dentro c’era davvero di tutto. Noi passavamo le nostre giornate lì, io con i miei due fratelli, perché il negozio era sempre aperto, a pranzo, a cena, di notte. Non c’era orario di chiusura. Ricordo che la mia mamma aveva montato una tenda all’interno e dietro c’era il tavolo su cui mangiavamo, con la panca su cui noi tre fratelli sedevamo. Chiunque poteva entrare in qualsiasi momento e la nostra tavola era sempre aperta a tutti, per un bicchiere di vino, per una chiacchiera, per un piatto di pasta”. Capiamo proprio da questo racconto da dove viene fuori la Rita che conosciamo oggi, capiamo proprio da questo che Rita è cresciuta fra la gente e per questo oggi ama stare fra la gente, soprattutto con i giovani, con i ragazzi. Ed anche in questo caso le radici sono importanti. Infatti proprio in merito ai ragazzi ci narra un aneddoto legato alla sua mamma, ossia a quando Ginetta preparava i panini per i ragazzi che frequentavano le medie ubicate al tempo al piano di sotto del suo negozio in Via Polidori. Praticamente Ginetta lanciava dalla finestra i panini ed in cambio i ragazzi le lanciavano nel grembiule i soldi, anche se a volte cercavano di svignarsela, finchè la stessa Ginetta non escogitò il trucco del “prima i soldi e poi il panino”. Ride Rita quando ci racconta questo ed i suoi occhi brillano di quel bagliore tipico di chi ha passato un’infanzia felice.
“Arrivarono così le superiori – continua Rita nei suoi ricordi – io non avevo molta voglia di studiare eppure mio fratello Nicolino mi fece capire quanto fosse importante la conoscenza ed allora mi iscrissi alle magistrali. Lì ebbi la fortuna di incontrare una professoressa di filosofia che segnò il mio cammino con una semplice frase “per conoscere bene gli altri, bisogna che impariamo a conoscere bene noi stessi”. Rita di questa frase ha fatto la guida del suo percorso di vita. Da quel momento infatti è iniziato il suo cammino dentro se stessa, attraverso gli altri e per gli altri. Soprattutto per gli altri ed in particolare per una sua amica, Elisa, che ora purtroppo non c’è più. “Elisa era la mia più cara amica – ci racconta con le lacrime agli occhi Rita – malata di distrofia muscolare. A lei dedicavo tutto il mio tempo, con lei trascorrevo le mie giornate, fino a quando purtroppo la vita me l’ha portata via. Mi ha segnato molto questo, ma, come bisognerebbe sempre fare, la vita va affrontata con resilienza e dal dolore bisogna risollevarsi più forti”. Proprio questo ha fatto Rita grazie ad Elisa, ha trasformato il suo dolore in fare per gli altri, ad esempio, all’inizio, organizzando feste con raccolte fondi da dare in beneficenza. Ci racconta che con il ricavato di una di queste feste comprò una cucina per il reparto di oncologia di Pescara.
All’età di sedici anni Rita incontrò Franco, quello che oggi è suo marito. Con lui, sin da subito, iniziò a condividere la passione per l’organizzazione di feste, quelle feste che un tempo si facevano nelle case, dove ci si conosceva tutti ed insieme ci si divertiva con semplicità. “Franco faceva il dj ed insieme facevamo un sacco di commedia” – ci racconta con quel sorriso tipico di chi ha instaurato con il proprio compagno di vita un rapporto di amore, rispetto e complicità che, dopo tanto tempo, ancora si custodisce.
“Arrivò così il tempo del primo campo scuola con la Parrocchia – ci dice – un campo scuola davvero speciale, dedicato al Gabbiano Jonathan Levingston. Chiunque conosce questa storia, chiunque ne conosce gli insegnamenti, chiunque sa quanto nella vita sia importante imparare a volare”. E Rita il suo volo l’ha proprio spiccato da quel momento, iniziando a dedicarsi al sociale, non solo a livello di volontariato, ma come professione che svolge con la massima passione ed impegno,al teatro, alla fotografia, al canto, alla scrittura, al volontariato in parrocchia, al volontariato per la gente, ai suoi ragazzi, ai suoi anziani, agli altri ed il tutto tenendo ben in mente che “come dice il mio Sindaco, Enrico Di Giuseppantonio “la passione muove il mondo” e Rita di passione ne ha tanta, così come ha tanti sogni che vuole ancora realizzare e per i quali troverà sicuramente quei compagni di viaggio che, come le dice sempre Don Leo “non puoi sceglierti, ma puoi comunque imparare ad accogliere ed accettare”.
Allora a chi chiede ancora a Rita “Ah Ri’, ma chi ti li fa fa’”, oggi possiamo rispondere che sono i sogni e l’amore a farglielo fare!
“Desidero cogliere questa occasione che mi è stata data per ringraziare di cuore tutti quelli che mi danno ogni giorno la loro fiducia, ma in particolare ringrazio la mia famiglia, mio marito Franco e mia figlia Federica, che, con pazienza ed amore mi sostiengono”.
Questa è la nostra Rita Frutti, una donna a cui i sogni hanno insegnato a volare.