âVista la nota dellâavvocatura regionale, secondo cui, risultando pienamâVista la nota dellâavvocatura regionale, secondo cui, risultando pienamente vigente la disciplina regionale di approvazione del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, non ricorrono le condizioni per una disapplicazione delle disposizioni della L.R. 5/2018, fino ad una eventuale pronuncia sfavorevole del Giudice delle leggiâ¦in via preliminare ed assorbente si ritiene non superato il criterio ostativo (escludente) della della L.R. 5/2018â Con queste parole, ieri, il comitato di valutazione regionale nel giudizio N.2983 respinge il progetto presentato dalla DI Nizio srl di Mafalda(CB).
Il progetto, che ricordo, prevedeva la costruzione di un impianto di sterilizzazione di rifiuti sanitari a rischio infettivo con produzione di CSS/CDR con potenzialità di trattamento di 20.000 ton/anno, al quale era associato un deposito di rifiuti, sia non pericolosi per 10.500 ton/anno che pericolosi per 4.500 ton/anno.
Rifiuti stoccati che da progetto provenivano da terzi, quali aziende pubbliche e private, attività ambulatoriali ed ospedaliere, servizi di raccolta differenziata, ecc⦠ci è parso da subito in totale conflitto con lâarea industriale di Saletti e con le esigenze di smaltimento e trattamento dei rifiuti della regione Abruzzo. Già ad ottobre 2017 a pochi giorni dalla presentazione del progetto, noi dellâassociazione Noimessidaparte, nei comunicati e nelle dichiarazioni rilasciate, evidenziavamo, tra le varie, la criticità di localizzazione. Criticità poi espresse e ratificate in osservazioni al progetto insieme a WWF e Legambiente. Lâarea di Saletti seppur unâarea industriale include la presenza di âcase sparseâ, difatti la casa più vicina al previsto impianto del progetto è a meno di 50 mt di distanza, oltre al centro urbano in forte espansione di Saletti, distante poche centinaia di metri. Figurarsi, oltre che impattante non si capiva neanche la reale finalità dellâimpianto, se trattare rifiuti ospedalieri o stoccare rifiuti pericolosi ,men che meno il beneficio per la collettività tenendo conto che in Abruzzo si producono meno di 4 mila ton/anno di rifiuti sanitari.
Ancora una volta a vincere è il popolo del no e le sue ragioni, ragioni condivise dallâamministrazione comunale di Atessa e dai tanti amministratori del territorio presenti alla manifestazione dello scorso maggio.
Non si commetta lâerrore di pensare che sia un âNOâ secco a tutto. La sensibilità verso la tutela dellâambiente e la salute aumenta sempre più nellâopinione pubblica, quindi logico che poi tanti cittadini scendano in strada a manifestare contro un impianto impattante e sovradimensionato rispetto alle reali esigenze collettive. A maggior ragione se previsto in unâarea, la Val di Sangro, già piena di detrattori ambientali.
La Val di Sangro, proprio perché cuore industriale e occupazionale della nostra regione, ha bisogno di unâattenzionamento maggiore e particolare, considerando anche le tante attività antropiche. Il bisogno è quello di un âEcodistrettoâ che tuteli lâattuale situazione ambientale, puntando a far crescere la qualità della vita dei cittadini che vivono nella valle.