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Il drago e San Leucio, la leggenda dell’origine di Atessa

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ATESSA - Una leggenda suggestiva, una di quelle storie di secoli e secoli, con un po’ di mistero che si riserva in questi casi, ma che racconta della nascita di Atessa.

Mito e storia, la cui memoria si rinnova anche grazie alla costola del drago, accuratamente custodita ancora oggi, il simbolo di un gesto “eroico” compiuto da San Leucio, colui che liberò il popolo dall’incombenza della bestia, venerato e celebrato come il Santo Patrono della città di Atessa.

Oltre alle notizie storiche riportate sui testi, memorie conservate e tramandate da personaggi illustri che appartengono alla città,  a suscitare interesse ed anche quel pizzico di curiosità sono i fatti leggendari che parlano di una bestia, che ancora oggi campeggia sugli stemmi, così feroce e capace di mangiare uomini e donne, lì nella valle che divideva i due borghi di Ate e Tixa. Un ostacolo e un supplizio per gli abitanti dei due colli, ai quali era negata la possibilità di vedersi e di ricongiungersi in un solo popolo.

Alla leggenda si mescola la fede, e il prodigio di San Leucio, vescovo di Brindisi, conosciuto in molti territori dell’Italia Meridionale che ne rinnovano la memoria, divenne per la storia di Atessa e i suoi abitanti il simbolo di una vera e propria nascita.

Come si racconta nelle parole leggendarie infatti, nel suo lungo viaggio, il santo decise di fermarsi nella cittadina accogliendo le preghiere dei fedeli che chiedevano di essere liberati dalla minaccia.

Si narra che San Leucio colpì il drago, lo incatenò e lo consegnò agli abitanti, così che lo potessero vedere tutti, finalmente liberi di congiungere i due borghi che avrebbero dato vita alla città di Atessa.

Un racconto miracoloso dove fede e tradizione restano unite ancora oggi.

Sono tante le spiegazioni storiche che si celano dietro la nascita di questa leggenda mal’immagine del Santo che libera il popolo e sconfigge il drago è senza dubbio una delle più belle storie da ricordare e raccontare anche ai più giovani, sulla figura del vescovo, Santo e Patrono, e sui due colli ancora accennati nel profilo di Atessa.  

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