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La Scuola Elementare “Elisabetta de Francesco” di Atessa in mostra a Napoli

Realizzata nel 1960 su progetto dell’Ing. Guido D’Onofrio è protagonista al Convegno Internazionale di Storia dell'Ingegneria

Redazione
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Si apre oggi nella Basilica di San Giovanni Maggiore a Napoli il Convegno Internazionale di Storia dell’Ingegneria organizzato da Aisi (Associazione Italiana di Storia dell’Ingegneria) e dal CIBeC (Centro Interdipartimentale di Ingegneria per i Beni Culturali).

Per la mostra l'Aisi ha selezionato il contributo proposto dall’Ingegnere atessano Vincenzo Di Florio “Le scuole in Abruzzo: un laboratorio per gli ingegneri del secondo novecento”, e tra i progetti esposti spicca anche la Scuola Elementare di Atessa “Elisabetta De Francesco”, realizzata nel 1960 su progetto dell’Ingegnere Guido D’Onofrio.

A raffigurare la struttura una riproduzione in acquerello, dalla sua analisi vengono rintracciati importanti riferimenti ad opere della modernità italiana, come per esempio l'utilizzo di finestre a nastro su facciate curvilinee e pilotis al piano terra, elementi che si trovano in altri esempi come nella colonia montana IX maggio di Ettore Rossi a L’Aquila (1937) e nella colonia Agip di Vaccaro a Cesenatico (1937), opere ispirate al palazzo delle poste di Mario Ridolfi in Piazza Bologna a Roma realizzata tra il 1933 e il 1935. 

La scuola di Atessa come anche altri esempi tutti abruzzesi “Costituiscono un patrimonio culturale irripetibile per forza espressiva e per radicamento al contesto, sebbene si tratti, spesso, di opere di modeste dimensioni. – si legge nel contributo dell’Ing. Vincenzo Di Florio – Architetture trascurate dalla storiografia ufficiale, opere ‘minori’ che vengono restituite alla logica dell’autore ingegnere e studiate in rapporto al contributo che hanno dato alla costruzione di un’idea di città anche quando realizzate in realtà ‘periferiche’. Opere che hanno influenzato profondamente l’assetto urbanistico di alcune cittadine della nostra regione: pregevoli esperienze architettoniche che, un tempo marginali e periferiche, assumono oggi un ruolo di centralità urbana ed una valenza disciplinare particolarmente significativa in termini di innovazione tecnologica e strutturale. La ricerca sulle architetture “locali” – prosegue il testo – appare ancora una volta utile per contribuire a diffondere la consapevolezza del loro valore patrimoniale, testimoniale e identitario nella speranza che questa consapevolezza alimenti azioni di conoscenza e tutela anche sull’architettura moderna e recente in Abruzzo.”.

Una partecipazione importante per questo 7° convegno, occasione con una forte presenza locale, dando così la possibilità di esporre opere di valore e contenuto progettuale realizzate in realtà di “provincia”, ma altrettanto importanti per capire e conoscere un quadro della storia dell’ingegneria italiana e locale.

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