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Storie di vita: passeggiando per Rocca San Giovanni con Oreste

Redazione
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Oggi è stata una mattinata diversa dal solito, una di quelle  mattinate il cui delizioso ricordo ce lo porteremo dietro per tanto tempo, per la piacevolezza della compagnia, per l’interesse di quanto abbiamo avuto l’onore di ascoltare, per i ricordi che da certi racconti sono scaturiti, per la persona umile e ricca di cultura e passione che oggi abbiamo avuto il piacere di incontrare, ossia Oreste, il Presidente dell’Associazione Ericle D’Antonio di Rocca San Giovanni.

Oreste ci accoglie, e non usiamo a caso questo termine, nella bellissima Piazza di Rocca San Giovanni e subito inizia con noi il cammino per le vie di uno dei Borghi più belli d’Italia. Nonostante a Rocca ci siamo stati tante volte, si assapora un gusto diverso passeggiando con lui, si assapora il gusto della storia e dell’amore per il suo paese. “Sono nato respirando la storia – ci racconta Oreste – perché la mia casa era attaccata all’antica torre muraria e quindi praticamente io sono nato nella storia”. Rocca San Giovanni, si sa, conserva ancora la cinta muraria medievale con la sua torre e quindi il nostro Oreste, probabilmente, dopo il volto di mamma e papà, appena nato, ha visto la torre medievale.

La storia è stata la mia passione da sempre – continua Oreste – e non solo per un piacere mio personale, ma perché sono sempre stato convinto che solo attraverso la storia si possa tramandare la nostra conoscenza alle generazioni future e promuovere e valorizzare il nostro territorio. Il lavoro che infatti amo fare insieme alla mia Associazione è per me un lavoro sociale, ossia al servizio della comunità”.

La passione di Oreste per la storia del suo territorio nasce fin da quando era piccolo. I suoi genitori avevano un bar e lui amava già da allora raccogliere e custodire le piccole monete. Con il passare del tempo queste monete sono diventate per lui un piccolo tesoro, ma non tanto dal punto di vista materiale, bensì affettivo, perché ad ogni monetina magari il nostro Oreste ha legato un ricordo di gioventù. Ed è proprio in gioventù, all’età di circa  13 – 14 anni che Oreste sperimentò per la prima volta quanto la curiosità tipica dello storico fosse parte fondamentale di lui. “Erano gli anni ’70 e stavano facendo gli scavi alla Chiesa – e qui sfoggia un  sorriso tipico di chi ha certi ricordi conservati non solo nella mente, ma soprattutto nel cuore – e mio zio aveva il compito con il suo furgoncino, che non era né piccolo né grande, di trasportare le ossa che venivano rinvenute. Io ero privilegiato, perché essendo il nipote, potevo accedere al cantiere e stare lì tutto il tempo che volevo per assistere in prima linea ai vari rinvenimenti, che, gelosamente, prendevo e mettevo da parte. Ricordo che ad un certo punto è venuto fuori un basamento di una croce che ho poi sistemato e pulito ed ora è conservato nell’antica chiesa di San Giacomo. Un giorno gli operai del cantiere dovettero aprire le botole della chiesa. Volevo scendere insieme a loro, ma Don Alfonso me lo impedì perché lì in basso c’erano tutti gli scheletri e temeva che mi spaventassi. Non avevo paura, anzi la mia curiosità era più forte di ogni timore”.

Questo episodio, raccontato con semplicità, ci fa capire quanto l’amore per la storia abbia significato per Oreste a tal punto da fargli decidere, non solo di proseguire nei suoi studi, ma di riportare in auge, ben trent’anni fa, un’Associazione, appunto l’Associazione Ericle D’Antonio, che ha come scopo principale la divulgazione della storia e dell’amore per il paese.

Ti piace scrivere di storia?” – gli chiediamo – e lui ci dà una risposta che ci lascia meravigliosamente stupiti “Non mi piace scrivere, o meglio mi piace, ma non sono uno scrittore di storia, ma un divulgatore verbale.”

Questo termine ha in sé tutto il romanticismo, la passione e la dedizione che Oreste dona a chi viene a Rocca San Giovanni per conoscerne le bellezze. Essere un divulgatore verbale di storia significa infatti saper appassionare chi ascolta, far vivere attraverso le parole narrate quelle che sono le antiche mura, le antiche tradizioni, le vestigia di un luogo, i personaggi che ne hanno fatto la storia. Ed è proprio questo che Oreste, insieme alla sua Associazione, fa quando ti accompagna per i vichi di Rocca San Giovanni, quando ti dice che bisognerebbe valorizzare anche 50 cm di mura antiche perché quelle parlano di noi e parlano di noi soprattutto alle generazioni future. Ecco, le generazioni future, i giovani, quei giovani ai quali Oreste e l’Associazione Ericle D’Antonio cercano in tutti i modi di trasmettere l’amore per la storia del loro territorio.

Mi sono sempre appoggiato agli studenti per le mie ricerche – continua nel suo racconto, mentre beatamente passeggiamo per le vie del paese in questa calda giornata di ottobre – Ho sempre spinto loro a rifugiarsi negli archivi, ad incuriosirsi, a sentirsi dei privilegiati, degli scopritori di primizie quando, fra quelle “vecchie” carte, riescono ad individuare qualche notizia sulla loro Rocca San Giovanni. A volte quando dico loro che sono gli unici a conoscere quella determinata notizia, dovreste vederli come impugnano il cellulare per fotografare e registrare”.

L’opera che Oreste e la sua Associazione svolgono con i ragazzi è davvero encomiabile. Con orgoglio ci narra come una delle prime attività messa in campo sia stata quella delle trascrizioni degli antichi testi di cui proprio i ragazzi andavano alla ricerca, un lavoro certosino ed appassionato che ha messo a dura prova la vista di Oreste, ma che, di contro, gli ha davvero riempito l’anima. Altre attività sono state la creazione di calendari, che venivano inviati soprattutto ai roccolani che stavano fuori, le tradizioni popolari, le feste e tante altre iniziative.

Cosa vi ha spinto a portare avanti l’Associazione “- gli domandiamo e lui, sempre con voce calma e pacata risponde “Perché mi rendevo conto che se qualcuno veniva da fuori e chiedeva a qualche abitante di sapere cosa ci fosse a Rocca San Giovanni, quando andava bene la risposta era “boh, nn l sapem”, ma nella maggior parte delle volte sentivo dire “E che c sta, aecch’ nn c sta’ niend”. E’ impossibile non ridere davanti ad una cosa del genere, perché infondo è così, per noi “aecch nn c sta’ mai niend”, abbiamo quel tipico atteggiamento disfattista di chi non si rende conto di quanta bellezza abbiamo intorno a noi. Ci vogliono proprio persone come Oreste e proprio realtà come l’Associazione Ericle D’Antonio per farci aprire gli occhi e farci vedere di quanta bellezza siamo ricchi. Ci vogliono persone come Oreste per farci ridere davanti al racconto dell’antica rivalità fra Rocca San Giovanni e Fossacesia, quando i fossacesiani decisero di alzare una “cannizzata” a confine per non far arrivare il sole a Rocca e per dispetto i roccolani attaccarono il sughero al battocchio per non far sentire ai fossacesiani il suono delle campane che, a quel tempo, non c’erano a Fossacesia.

Terminando la nostra piacevolissima passeggiata, torniamo in Piazza degli Eroi e lì ci raggiungono il Sindaco di Rocca San Giovanni, Giovanni Di Rito, ed il Consigliere Comunale Fabio Caravaggio. In questi anni l’Amministrazione Comunale di Rocca sta facendo un ottimo lavoro di promozione del territorio, innanzitutto con la scelta di entrare nel circuito dei Borghi più belli di Italia, un circuito molto prestigioso ed impegnativo.

Fra il Sindaco, Fabio ed Oreste si respira subito un’aria di perfetta sintonia e tutti e tre mi spiegano che non potrebbe essere altrimenti perché hanno lo stesso obiettivo, ossia promuovere Rocca San Giovanni, farne scoprire la bellezza e diffonderla.

Diffondere la bellezza, questo è quello che fa Oreste, questo è quello che fa l’Associazione Ericle D’Antonio, sostenuta dall’Amministrazione Comunale, questo è quello che ciascuno di noi dovrebbe fare, cosicchè quando qualcuno ci chiede “scusa, che ci sta aecch” noi iniziamo a rispondere “Aecch ci sta nu sacc di cos bell”.

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